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Indagine strumentale con apparecchiatura FLUKE 983 per il rilievo delle particelle da PM10 a PM3

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Indagine strumentale con apparecchiatura FLUKE 983 per il rilievo delle particelle da PM10 a PM3, temperatura, umidità relativa.

D.Lgs.81/2008 Titolo IX - SOSTANZE PERICOLOSE
Capo I - Protezione da agenti chimici

D.Lgs.152/2006 - Testo Unico Ambientale
Inquinamento da polveri aerodisperse

La sigla PM10 identifica materiale presente nell'atmosfera in forma di particelle microscopiche, il cui diametro aerodinamico medio è uguale o inferiore a 10 µm, ovvero 10 millesimi di millimetro.
È costituito da polvere, fumo, microgocce di sostanze liquide, inoltre, una parte rilevante del PM10 presente in atmosfera deriva dalla trasformazione in particelle liquide di alcuni gas (composti dell'azoto e dello zolfo) emessi da attività umane.

La nocività delle polveri sottili dipende dalle loro dimensioni e dalla loro capacità di raggiungere le diverse parti dell'apparato respiratorio:
- oltre i 7 µm: cavità orale e nasale 
- fino a 7 µm: laringe 
- fino a 4,7 µm: trachea e bronchi primari 
- fino a 3,3 µm: bronchi secondari 
- fino a 2,1 µm: bronchi terminali 
- fino a 1,1 µm: alveoli polmonari 

Dipende inoltre dalla loro natura chimica. In genere, le patologie legate all'inquinamento da polveri sottili sono riconosciute essere l'asma, le affezioni cardio-polmonari e la diminuzione delle funzionalità polmonari. La mortalità indotta dalle polveri sottili è oggetto di dibattito. L'OMS, sulla base di uno studio condotto nel 2000 in 8 città del mondo, stima che le polveri sottili siano responsabili dello 0,5% dei decessi registrati nell'anno.

I valori limite sono definiti in Italia dal decreto-legge nr. 60 del 2 aprile 2002; tale decreto fissa due limiti accettabile di PM10 in atmosfera:
- Il primo è un valore limite di 50 µg/m³ come valore medio misurato nell'arco di 24 ore da non superare più di 35 volte/anno.
- Il secondo come valore limite di 40 µg/m³ come media annuale

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